Indiana Jones a Vicenza: in contrà Porta Nova, durante i lavori dell’acquedotto spunta uno scheletro di duemila anni fa. E’ stato trovato a crica un metro e mezzo sottoterra. Giulia Pelucchini, funzionaria della Soprintendenza, in una conferenza stampa lo ha classificato come una sepoltura del 1°-2° secolo dopo Cristo. Quindi, la persona sepolta ha duemila anni. E’ stato subito soprannominato “il teschio con il dente del giudizio” perché ha tutti i denti e un molare superiore sporge in fondo all’arcata.

L’uomo è un adulto, quindi secondo la classificazione scientifica ha fra i 21 e i 41 anni, ma non si sa se sia un maschio o una femmina. Non mostra segni di morte violenta, quindi non è stato vittima di un’esecuzione. Assieme allo scheletro sono state trovate tre sepolture frutto di cremazione. Vicino ai resti è stata trovata anche una moneta di Antonino Pio, imperatore fra il 138 eil 161, cioé fra Adriano e Marco Aurelio.
Il fatto di avere una dentatura ancora così visibile dopo duemila anni sta a significare che era una persona sana e che aveva un’alimentazione adeguata. Con ogni probabilità, quindi, era una persona d’alto rango, forse un nobile, come suggerisce a un sommario esame Fernando Rigon, già direttore dei musei vicentini. Il fatto che si trovi a una profondità minima (un metro e mezzo) non deve meravigliare: la zona romana a Vicenza si trova a quattro metri sottoterra. La circostanza si spiega perché la zona è vicina a un fiume, la Seriola dei Giardini Salvi: il corso d’acqua altera la stratigrafia: probabilmente lo scorrere dell’acqua ha portato via il materiale superiore.
Il luogo, nell’antichità romana, era fuori dal pomerio, cioé dalle mura della città. Nella zona, è la prima sepoltura ritrovata. E’ stato ritrovato anche un balsamario che era un contenitore in vetro di oli e balsami con i quali era aspersa la pira cineraria.

Valeria Cafà, direttrice di musei civici di Vicenza: “Una scoperta emozionante”
Alla presentazione della scoperta era presente l’assessore Cristiano Spiller, il direttore di ViAcqua, azienda che sta svolgendo i lavori, Alberto Piccoli, la direttrice dei musei civici, Valeria Cafà (“una scoperta emozionante”) e la conservatrice del museo archeologico Viviana Frisone.

Giulia Pelucchini della Soprintendenza, l’assessore Spiller e l’ing. Piccoli
La datazione dello scheletro – visto che si trova ancora interrato – è stata resa possibile dalla moneta ritrovata, appunto del secondo secolo dopo Cristo. La stessa moneta si può far risalire al cosiddetto “obolo di Caronte”, l’uso dei romani di porre una moneta sugli occhi o sulla bocca del defunto per pagare Caronte quando avrebbe traghettato l’anima dello scomparso.