I fratelli Raffaele e Massimiliano Alajmo, ideatori de “Il gusto per la ricerca” che ha compiuto vent’anni

Il più efficace commento l’ha scritto Massimo Bottura: “Noi siamo la rivoluzione. Non io, tu o voi, ma tutti insieme!”. Il riferimento, giocoso e profondo, è per la giornata dedicata a Il gusto per la ricerca che quest’anno ha celebrato la ventesima edizione alla Maserati di Modena. Nata da un’idea di Raffaele e Massimiliano Alajmo e del medico Stefano Bellon nel 2004, quest’anno l’iniziativa ha raccolto quasi 219 mila euro e in vent’anni oltre 2 milioni e 320 mila euro, tutti versati per sostenere associazioni (ovviamente senza scopo di lucro) che si occupano di iniziative di solidarietà e progetti di ricerca scientifica specialmente per i bambini.

È una cifra notevole, soprattutto se si pensa che i 10 cuochi e le brigate lavorano gratis: non chiedono neanche un rimborso spese. E si tratta dei più importanti autori della gastronomia (non solo) italiana, carichi di 29 stelle Michelin. Eccoli: Heinz Beck – La Pergola, Massimo Bottura – Osteria Francescana, Antonino Cannavacciuolo – Villa Crespi, Fratelli Cerea – Da Vittorio, Enrico Crippa – Piazza Duomo, Fabrizio Mellino – Quattro Passi, Riccardo Monco – Enoteca Pinchiorri, Norbert Niederkofler – Atelier Moessmer, Fulvio Pierangelini – Rocco Forte Hotels, Massimiliano Alajmo – Le Calandre.

Il momento della consegna degli assegni: da sinistra Erio Bagni, Stefano Bellon, Massimiliano Alajmo, Luisa Buson, Charlie Bottura e la mamma Lara Gilmore

Diciamo che, grossomodo, se loro e le brigate fossero stati remunerati per il lavoro e la creatività, l’incasso sarebbe stato ben minore, di un buon trenta per cento forse di più. Insomma, la solidarietà e la sensibilità sociale iniziano in cucina. Merito di questa nuova generazione di cuochi che sono cresciuti non a pane e padelle, ma seguendo quell’esprit de finesse che Pascal tanto lodava negli uomini.

Raffaele Alajmo con Mauro Lorenzon, oste dedicato alle ostriche, presente con suo figlio Andrea

Poi sono da annotare altri contributi: quelli di cantine e altri partner che hanno permesso lo svolgimento dell’asta benefica delle divise dei cuochi (la chiamano l’asta dei dodici bottoni, tanti quante quelli delle divise bianche) e di altri beni di pregio, condotte dal padre di critici gastronomici, Davide Paolini, e dal brillanete Fabrizio Becher Nonis, che hanno contribuito, grazie ai commensali, al risultato economico finale.

I cuochi che hanno lavorato (gratis) per “Il gusto per la ricerca” alla Maserati di Modena

Tutto è stato equamente diviso fra associazioni padovane e modenesi, destinatari i bambini. Quasi 55 mila euro a Il tortellante modenese, fatto ri-nascere da Massimo Bottura per coinvolgere i ragazzi autistici che producono tortellini. Li ha fatti assaggiare anche al pranzo del G7 in Puglia che lui ha curato. Altrettanti 55 mila euro sono stati destinati a La casa di Fausta che a Modena ospita i bambini malati di tumore in cura all’ospedale.

Il dovere di un cuoco è assaggiare: da sinistra Riccardo Monco (Enoteca Pinchiorri, Firenze) Antonino Cannavacciuolo (Villa Crespi, Orta) Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba), Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena)

A Padova è stata sostenuta con 109 mila euro l’associazione La miglior vita possibile e il progetto per il nuovo Ospice pediatrico, che punta a costruire il nuovo Centro Regionale per le cure palliative e terapia del dolore destinato ai bambini.

Chicco Cerea del ristorante “Da Vittorio” con Massimiliano Alajmo

La consegna degli assegni s’è svolta a Rubano, alle Calandre, presenti Massimiliano Alajmo e il dottor Bellon, Lara Gilmore e il figlio Charlie (moglie e figlio suo e di Massimo Bottura) per Il tortellante, Luisa Buson per l’associazione La miglior vita possibile che vuol realizzare l’Ospice di Padova ed Erio Bagni per La casa di Fausta.

Antonio Di Lorenzo