Arrivano nelle parrocchie 10 giovani “animatori di comunità”: è un lavoro retribuito pagato dalla diocesi

Il vescovo mons. Brugnotto e don Matteo Zorzanello hanno presentato l’iniziativa: candidature entro fine febbraio. “Promuoveranno l’attenzione verso i giovani”. L’esperienza passata di quattro giovani a Vicenza, Lonigo, Schio, Tezze e Villaverla.

Li aveva annunciati il vescovo prima di Natale. Adesso i giovani animatori di comunità in oratorio sono una realtà. È l’evoluzione di un lavoro in atto da sei anni, del quale sono testimoni Alessia Carraro, Francesco Caccin, Pietro Maroso ed Elisabetta Pomi, poco più che trentenni che hanno lavorato nelle parrocchie (o meglio Unità pastorali) della diocesi. Sono state una trentina a essere coinvolte in un esperimento che ora fa un salto di qualità. I quattro animatori battistrada sono presenti alla presentazione dell’iniziativa assieme al vescovo Giuliano Brugnotto e al responsabile della pastorale giovanile, don Matteo Zorzanello.

Alessia Carraro, Francesco Caccin, Elisabetta Pomi e Piero Maroso, testimonial dell’iniziativa

Che cosa sono gli animatori di comunità? Il vescovo argomenta a contrariis: “Non sono animatori di gruppi, non sono educatori, non sono cappellani, non sono baristi in parrocchia. Promuovono, invece, i processi che aiutano l’attenzione delle parrocchie verso i giovani. L’animatore di comunità è, insomma, un promotore di relazioni comunitarie”. Don Zorzanello che cura la regia di questa e altre iniziative, sottolinea, ad abundantiam, che gli animatori hanno il compito di “sostenere e fare sviluppare l’attenzione ai più giovani”.

Non è poco se è vero – come spiega uno studio dell’Istat che il vescovo cita in apertura – che l’Italia ha perso in vent’anni 1 milione di giovani. Chi lo è ancora vive una crisi a tre punte: non si sente rappresentato, non crede nella rappresentatività e vede il lavoro come un muro: 7 su 10 giovani hanno paura dell’ingresso nel mondo del lavoro. “Non possiamo stare a guardare – commenta il vescovo – Ci siamo attivati per dare un risposta. Le nostre comunità hanno bisogno di avere relazioni più significative”.


Il vescovo, mons. Giuliano Brugnotto con la croce episcopale realizzata con il legno delle barche dei migranti: aveva annunciato l’istituzione degli animatori a Natale

Alcune indicazioni sulle attività passate servono a capire come può contribuire questa figura. Lo spiegano i quattro animatori che sono incaricati di individuare i nuovi animatori che sintetizzano alcuni risultati raggiunti. Alessia Carraro, che ha lavorato a Schio e Lonigo: “Obiettivo importante è stato realizzare il Grest unitario“. Francesco Caccin: “Abbiamo riaperto e rilanciato l’oratorio di Villaverla che era chiuso”. Pietro Maroso: “A Tezze abbiamo riattivato la pastorale giovanile, che non aveva presenze, oltre a curare la formazione e gli eventi e inserire i ragazzi nel Consiglio pastorale”. Elisabetta Pomi: “A Laghetto a Vicenza abbiamo partecipato a bandi per iniziative dell’oratorio”.

Don Matteo Zorzanello, responsabile della pastorale giovanile della diocesi

La diocesi cerca una decina di queste figure. Non chiede volontari, bensì persone (dai 22 ai 35 anni e dovranno avere almeno una laurea triennale) che saranno retribuite per il loro lavoro. Ci metterà introiti che giungeranno dall’8 per mille, ma punta anche a contributi che arriveranno dalle parrocchie e – seguendo una catena di contatti che verranno auspicabilmente allacciati e suscitatori di buona volontà – anche dagli enti locali che vorranno aiutare i giovani nel loro lavoro.

Tre sono i passaggi della ricerca. La presentazione sarà on line il 27 gennaio, le candidature dovranno arrivare entro il 28 febbraio e spazio a questa iniziativa sarà dedicato l’8 febbraio all’assemblea diocesana di Schio, che sarà anche l’occasione della prima istituzione dei ministeri di lettori e accoliti.