Eugenia, la vicentina che insegna yoga a Bali: “Meditazione e respirazione per conoscere se stessi”

È come se i Led Zeppelin improvvisamente sul palco suonassero Mozart invece di far esplodere Black dog. Come se Roberto Bolle divorasse a forchettate una pastasciutta, lui che da venticinque anni ne ha dimenticato il gusto. Oppure come se un bambino campione di sci diventasse imbattibile a tennis. Come dite, è già successo a Sinner? Appunto. L’inaspettato è dietro l’angolo. Domandarsi cosa ci sia alla svolta del destino, come chiedeva sempre Maurizio Costanzo a Bontà loro, è comprensibile ma insostenibile, forse inutile. Meglio pensarla come Picasso: “Gli accidenti, cercare di cambiarli… è impossibile. L’accidentale rivela l’uomo”.

Eugenia Noris Chiorda, la vicentina che insegna yoga a Bali

E la donna, stavolta. Chi è ancora dubbioso sull’assunto può imparare dalla vita di Eugenia Noris Chiorda, 35 anni, vicentina con diploma al liceo Fogazzaro. Da ballerina professionista e docente di hip hop (che non è esattamente il minuetto danzato a Versailles) a insegnante di yoga a Bali, tra mare, antichità e respiri profondi. In mezzo è riuscita a farci stare un lavoro nell’azienda orafa di famiglia, ha sostenuto la giovane impresa di abbigliamento Cruna, ha lavorato a Milano e Bangkok, mentre negli ultimi cinque anni, ha gestito le vendite in Europa dei capi sportswear lussuosi di un’azienda canadese, la Moose Knuckles.

Dall’anno scorso ha co-fondato la Desa yoga e vive a Bali, nota per essere conosciuta come l’isola degli dei o l’isola felice. Con la sua impresa lavora a livello internazionale. Difficile rispondere se anche lei abbia trovato la felicità in Indonesia: di sicuro la meditazione l’ha cambiata. Cangiante, come le piace definire l’apertura mentale che dovremmo avere tutti per stare meglio, lo è stata davvero la sua vita.

Lo yoga è noto per i suoi gesti rituali, dal saluto al sole alla posizione del piccione: secondo lei è un’immagine corretta?

No, i gesti e le posture servono a raggiungere un altro obiettivo: la meditazione e a star bene con se stessi. A questo serve anche la respirazione, tecnica che curo molto.

Come si arriva a insegnare yoga a Bali?

Seguivo da tempo lo yoga Bikram (che è una corrente diciamo cosi più moderna, ndr.) ma mi mancava la parte filosofica. A Milano ho scoperto i testi Upanishad (che sono del V o IV secolo avanti Cristo e sono capaci di investigare la natura più profonda dell’uomo con un senso realizzativo e non solo di puro linguaggio, ndr.) alla scuola Krama Yoga ed è stata un’illuminazione della mente. Mi sono detta: questo è quello che ho sempre cercato.

E cosa ha trovato?

Il piacere dell’indagine del sè. A questo punto ho lasciato anche il lavoro con il Canada.

Per trasferirsi in un luogo distante 23 ore di volo ci sono di solito tre motivi: lavoro, amore, soldi. Nel suo caso?

Amore, che poi ha preso un’altra strada.

Però lei è rimasta a Bali e ha fondato la Desa yoga.

Una parte del nostro lavoro si svolge in Europa: ritiri per i privati e corsi per le aziende.

Con quale obiettivo, far lavorare di più di dipendenti?

Diciamo che quando una persona è più serena, produce meglio. Viviamo uno stato continuo di sopravvivenza. Quando ci calmiamo arrivano le idee migliori, diventiamo innovativi e questo all’azienda serve. Grazie a una disciplina olistica le persone diventano più presenti a se stesse e non restano travolte dalla sovrastimolazione.

Che è il difetto dell’Occidente.

Siamo troppo legati alla razionalità, che è assieme la nostra grazia e il nostro limite.

Mi spieghi come cambia le persone lo yoga

Provi a prendersi tre o quattro giorni per sè, come proponiamo nei nostri ritiri, fra lettura e silenzio e senza fare niente. Ho visto persone piangere.

Me lo segno, come diceva Troisi. Il percorso per trovare se stessi è solo questo?

In realtà lo yoga vero lo trovi da qualsiasi parte. È la ricerca di se stesso, che vuol dire trovare la meraviglia dentro le cose ordinarie: fare le cose più semplici con meraviglia e presenza. Anche io non faccio lo yoga che facevo nel 2017. Ho cambiato perché volevo raggiungere stadi più profondi di conoscenza di me stessa.

Papa Francesco di recente ha spiegato che la fede è una ricerca che non finisce. Mi pare abbastanza vicino a quanto sottolinea lei

Sì, tenuto conto – però – che lo yoga non è una religione ma un modus operandi di vivere. Non si deve neanche finire nell’angoscia della ricerca infinita. Bisogna accettare anche il lato oscuro della luna. Accettare il mistero.

Lo yoga risponde a tutto?

No, appunto. Me l’ha spiegato un maestro, Christian Pisano. Quando è stato male mi ha detto: Tutti gli studi adesso non mi servono a niente.

Sentimento comprensibile: spesso non si supera quest’angoscia

Lui c’è riuscito ricordando che nel mito induista in un certo momento dei e antidei si alleano. In parole povere, quando stai male cerchi solo il rapporto con l’altro.

Onestamente, non è una prerogativa dello yoga

Ovvio. La verità è un’altra: più si crea complessità, più sale la necessità di vedere le cose da un altro punto di vista. Serve una mente creativa e cangiante. Questo obiettivo lo yoga lo favorisce.

Come l’ha cambiata lo yoga?

Ha smussato gli angoli forti, mi ha insegnato la non reazione mentre prima reagivo

Insegnamento anche evangelico. Però guance ne abbiamo solo due

Come diciamo noi, bisogna estinguere il seme karmico, così non saremo più vincolati alla legge causa-effetto. Bisogna diventare come un ramo di bambù che si piega e rialza. Si deve diventare più morbidi, così assorbi i colpi e ti rialzi.

Dica la verità, lo yoga non è diventato un po’ una moda? Poi quella faccenda (peraltro smentita dall’interessato) di Sting che dura sette ore con il sesso tantrico fa sognare molti.

(Sorride). Magari è anche moda, non lo nego, ma fa bene anche a quello.

Antonio Di Lorenzo