Gino Soldà e la superiora delle Dame Inglesi riconosciuti “Giusti fra le nazioni”

Il celebre alpinista e suor Gemma Paoletto dell’istituto che sorge accanto a San Marco durante la guerra salvarono una fa,iglia ebrea e la fecero espatriare in Svizzera. Soldà li accompagnò da Vicenza al confine sopra Como. Arrivato il riconoscimento di Yad Vashem di Gerusalemme

L’alpinista Gino Soldà, nato a Valdagno e vissuto a Recoaro, protagonista di questa vicenda di salvezza degli ebrei

Due vicentini si aggiungono ai quattro già riconosciuti della provincia berica nella lista dei “Giusti fra le nazioni” frutto del lavoro di ricerca di Yad Vashem, l’ente di Gerusalemme per la memoria della Shoah. Il primo è Gino Soldà, il valdagnese celebre per le sue imprese alpinistiche ma anche per la sua attività di partigiano con il nome di battaglia Paolo. L’altra è suor Gemma Paoletto, superiora dell’istituto delle Dame inglesi a San Marco. Il riconoscimento per entrambi fa data dal’8 luglio scorso e la storia è raccontata dalla ricercatrice Paola Fargion su Bet magazine mosaico, dove si può leggere il racconto integrale, la rivista ufficiale della comunità ebraica di Milano. È stata lei, assieme al marito Meir, a trovare i protagonisti ancora in vita e curare la procedura per questo riconoscimento La notizia è stata ripresa e diffusa sul suo profilo Facebook da Michele Santuliana, 37enne insegnante di lettere al liceo di Valdagno e noto scrittore, residente a Montecchio Maggiore.

Suor Gemma Paoletto, superiora delle “Dame inglesi” a San Marco durante la guerra, riconosciuta “Giusta fra le nazioni”

La vicenda riguarda Beatrice (ancora viva e rintracciata da Paola Fargion, della quale non divulga il cognome), mamma Elsa, papà Raffaele e due suoi fratelli, Giacobbe e Giulia, con le loro figlie. Tutti fuggirono dalla Bulgaria grazie all’opera Pro Oriente di don Giuseppe Galloni, che aveva una sede a Sofia e un’altra a Velo d’Astico. La famiglia di Beatrice è soccorsa e si sposta tra Velo d’Astico, Vicenza, Schio e Asiago. Diventano i signori Rossi grazie ai documenti falsi confezionati per loro da Torquato e Franco Fraccon, poi morti a Mauthausen.

La piccola Beatrice, che aveva 10 anni all’epoca dei fatti, in una foto assieme al papà Raffaele e alla mamma Elsa

Beatrice, che ha oltre 90 anni ma una memoria lucidissima, ricorda la generosità e la disponibilità di suor Gemma Paoletto che ancora le fanno brillare gli occhi: quando fu scoperta la sua attività di protezione degli ebrei la superiora “fu oggetto di un ignobile ricatto” e consigliò alla famiglia Rossi di salvarsi. Furono accompagnati da Vicenza sino al confine svizzero sopra Como da Gino Soldà, la cui attività per salvare gli ebrei perseguitati è testimoniata anche da Luigi Massignan, un altro partigiano che fu internato e sopravvisse al campo di concentramento di Mauthausen. Beatrice e la famiglia sono scoperti ed espulsi dalla Svizzera, tornano a Vicenza e durante il viaggio Beatrice si ammala di tubercolosi. Sono di nuovo protetti da suor Gemma che, grazie ai suoi contatti, li fa espatriare una seconda volta.

I “Giusti fra le nazioni” riconosciuti da Yad Vashem sono oltre 27 mila, di cui 700 italiani. I vicentini sono Torquato Fraccon, Rinaldo Rinaldi, Regina e Giovanni Bettin (che però erano padovani anche se hanno poi operato a Schio e conteggiati da Yad Vashem fra i padovani), don Michele Carlotto e Antonio Bertone. Suor Gemma Paoletto (all’anagrafe Valeria, nata nel 1895 a Lienz e morta nel 1968 a Rovereto) è la prima donna vicentina, oltretuttto, a essere riconosciuta “Giusta fra le nazioni”. Com’è noto, il riconoscimento prescinde dalla qualità, per così dire, del soccorso prestato: non fa differenza che sia uno o mille.