Confindustria sui dazi: “Accordo pessimo, Von der Layen non è all’altezza, ha scelto il declino”

“Pagheremo 750 miliardi agli usa in acquisti energetici, cui si aggiungono 600 miliardi in investimenti oltre a quelli che esistono già. Von der Layen rende competitivi gli altri Paesi. Non si rende conto che l’Europa è fatta da gente che lavora, non da slogane ideologia”. “L’Europa deve darsi una scossa, serve uno scatto d’orgoglio”.

Confindustria boccia con parole dure l’accordo sui dazi raggiunto fra Unione Europea e Usa. “Questo accordo non è assolutamente soddisfacente per l’Eu”. A parlare è Barbara Giacomello Beltrame, presidente da neanche due mesi di Confindustria Vicenza. Fino a giugno era vicepresidente nazionale con delega all’internazionalizzazione, quindi la materia la conosce bene. Senza dire che la sua famiglia gestisce una grande e storica acciaieria, quindi i dazi americani sull’acciaio al 50% sono un tema che conosce due volte.

Barbara Giacomello Beltrame, presidente di Confindustria Vicenza: è molto dura con l’accordo Usa-Europa

“Per ottenere il 15% di dazi (erano sotto il 5% in precedenza), in un momento in cui il dollaro è debole, e per mantenere il 50% sull’acciaio; pagheremo 750 miliardi in acquisti energetici in 3 anni e 600 in investimenti che si aggiungono a quelli che ci sono già”.

“Per fare delle proporzioni – prosegue la presidente – Draghi, nel suo rapporto sulla competitività, spiegava come servano investimenti nell’ordine dei 750-800 miliardi l’anno per colmare il divario con Usa e Cina. Ma anche a fronte di una sua esortazione esplicita e diretta, “Fate qualcosa“, si è trovato – ci siamo trovati drammaticamente tutti – un’Europa muta e immobile”.

“La risposta arriva oggi da von der Layen, che ha scelto di rendere competitivi gli altri. Nonostante i compromessi già raggiunti in sede Nato e G7, tutti nettamente vantaggiosi per gli Usa”.

“La presidente della Commissione – sferza la presidente – Von der Layen per l’ennesima volta sui temi economici non si è dimostrata all’altezza. Pare non essersi ancora resa conto che l’Europa è fatta da gente che lavora, da manifattura che crea valore aggiunto e occupazione, e non da slogan e ideologia. È inspiegabile che sia stata eletta per un secondo mandato dopo i disastri del primo, nonché del suo Green Deal“.

“Dopo questa ultima debacle, l’Europa deve darsi una scossa. Contiamo che i paesi manifatturieri del continente abbiano uno scatto d’orgoglio per il bene dei cittadini europei, perché la strada intrapresa è quella del declino”.