
La “Testa di pantera” del 1936 ritrovata in uno scatolone alla Fondazione Roi
È una Testa di pantera di pantera in bronzo, del 1936. L’autore è Antonio Ligabue, che all’epoca aveva 37 anni. Ne esistono solo altri sei esemplari, va a sapere dove. L’opera è montata su una base di legno, misura cm 15x8x10 e reca l’iscrizione incisa: “Antonio Ligabue/ G. Steccata/ 7/7” (esemplari). La scultura è stata rinvenuta in uno scatolone (con la dicitura “statuette”) giunto a Vicenza dalla casa romana del marchese Roi. Ed è rimasta quindici anni in quella scatola. Nel 2010, la scultura è stata imballata con Il bestiario di Ligabue scultore, catalogo della mostra che aveva avuto luogo a Parma, alla Galleria della Steccata, nel 1972, dove l’opera era stata esposta e verosimilmente in quell’occasione acquistata dal marchese Giuseppe Roi.

La storica dell’arte Monica Castellarin che ha ritrovato la statuetta di Ligabue durante il suo inventario
Il ritrovamento è frutto del lavoro di Monica Castellarin, storica dell’arte dal solido curriculum, alla quale la presidente Francesca Lazzari ha affidato il compito di catalogare tutto il materiale esistente nella sede della fondazione. Il catalogo ritrovato assieme alla statua è a firma di Mario De Micheli, morto nel 2004, studioso fondamentale per analizzare l’opera di Ligabue, lavoro “al quale – testimonia la storica dell’arte – nessun critico d’oggi può aggiungere alcunché”.

Francesca Lazzari, presidente della Fondazione Roi
Ligabue, come si sa, era affetto da un disturbo bipolare. Anche per questo motivo aveva l’abitudine di masticare la terra vicina al Po, con la quale realizzava le sue opere, in modo da ammorbidirla con la saliva perché era assai dura. Nonostante questo, molte sue opere degli anni Trenta si sono sbriciolate e le statuette in bronzo sono rare.

Il marchese Giuseppe “Boso” Roi (1924-2009): acquistò la statuetta a una mostra a Parma nel 1972
Spiega, infatti, la dottoressa Castellarin citando De Micheli: “In fatto di scultura Ligabue non aveva alcuna nozione tecnica, né mai, sino all’ultimo si preoccupò di averne. Quando Mazzacurati [Renato Marino, altrettanto pittore, scultore e suo grande amico], tra il ‘27 e
il ‘28, lo trovò selvatico e sospettoso sulle rive del Po, dalle parti di Gualtieri, ebbe subito modo di constatare l’estrema elementarietà con cui lui procedeva a modellare. Si metteva in bocca la terra, la masticava, l’insalivava per renderla tenera e omogenea, e quindi, a mano a mano, portava avanti l’esecuzione”.
Però la terra del Po si sbriciolava facilmente, così molte sculture degli anni Trenta di
Antonio Ligabue sono andate perdute e poche furono realizzate in bronzo.
Scoperte a parte, nel frattempo la Fondazione Roi ha deciso di finanziare con 230mila euro le iniziative delle istituzioni culturali di Vicenza, tra le domande che sono pervenute al bando pubblico, praticamente raddoppiando i finanziamenti dell’anno precedente. Ma di questo parleremo in un altro articolo a breve.